Gino Gerola


Rovereto, 7 maggio 2000


Caro Sighele,

ho letto Lungo il Greto del Leno nel dattiloscritto e Ascolta l'Urlo delle Figlie nel libretto che mi hai portato l'altro ieri. In altre parole, il primo ancora inedito, il secondo già ufficializzato, partito per la sua strada. Non credo sia senza significato.
Cominciamo col primo. I sentimenti e le valutazioni che suscita a mano a mano che si procede nella lettura sono molto diversi, contrastanti. Diciamo intanto che quasi per l'intera raccolta, si tratta di versi impegnati a fondo, direi fin troppo scopertamente. Leggi e ti rendi subito conto che l'autore ha capacità inventive, di elaborazione poetica non certo comuni, perciò ti fa rabbia vederle realizzate solo per frammenti, per lampi qua e là. Nel senso che i vari testi sono fatti di ironia, di polemica, quasi di propaganda elettorale a tutto tondo, in quanto compaiono nomi e situazioni precisi e perciò riferiti a persone, a fatti del tutto limitati alla quotidianità, alla condizione del momento. Potrebbero anche essere accettabili ma mancano elementi per una loro non dico universalizzazione, ma per una promozione verso un ambito più vasto nel quale deve respirare la poesia.. e allora appunto succede che di verso in verso ti dici: bello questo, simpatico, divertente, spiritoso, ma superficiale quest'altro, irrisolto o troppo chiuso quest'altro ancora. Alla fine ti viene da esclamare: peccato lo spreco (almeno ai fini della poesia) di doti così chiare e sicure. Ti resta l'impressione che l'autore si sia messo a tavolino, abbia buttato giù a rotto di collo quando gli accendeva il cuore ed il cervello in quel momento, senza poi tornarci più sopra per rivedere, eliminare, focalizzare.

Tutt'altro discorso merita invece il libretto. Ecco qui il lavoro di lima (come si diceva una volta) è usato con impegno e grande sensibilità. Qui veramente le tue capacità di raggiungere la poesia si fanno concrete, convincenti: ricchezza di inventiva resa poeticamente concreta nelle immagini, negli accostamenti, nelle allusioni che che rendono ricco l'insieme del testo. L'elaborazione, insomma, è seria, viva, fruttuosa. Non è che manchi qualche forzatura 8sa quasi di manierismo: vedi l'"ispirazione", tanto per citare) o qualche finale in calo, tipo "ogni mattone", che ti tiene in tensione in alto per un bel tratto e alla fine ti trovi quasi a terra. Il complesso della raccolta però offre fascini autentici, sentimenti e situazioni sublimate, un mondo affettivo e reale che riesce a convincere, proprio dal modo come è realizzato sulla pagina.

Per chiudere: mi rendo conto che la mia educazione novecentesca, la non conoscenza di tutte le esperienze, anche di rilievo, date da vari cantautori possono impedirmi di gustare e apprezzare a fondo certe soluzioni. Sii comunque sicuro che quanto ti ho detto è frutto di totale sincerità.
Buon lavoro.

                                                                Gino Gerola