Lepre su Neve 

spettacolo dato a Palazzo Libera a Villalagarina nel gennaio 2007

cammino nella neve 
ed esco dal tempo
ogni passo un giorno
uno sfarfallio di minuti attorno
e già a metri di distanza i fiocchi
sono fitti come secondi e secoli

cammino nella neve 
ed esco dal tempo
e già a metri di distanza i fiocchi
sono fitti come secondi e secoli




la neve carica i rami
tira gli alberi a terra fino ai tuoi piedi

vieni tu smarrita tra le nevi
e del mio albero prostrato fino alla nuca
rodi la corteccia

la neve carica i rami
tira gli alberi a terra fino ai tuoi piedi




ogni fiocco di neve è un cristallo
che riga lo spazio davanti a te
e tu dimentichi

ogni fiore che ammiri
è poi strapazzato e passato

così è del mio amore
che scorre davanti a te 
e tu trascuri 
così è del mio amore
che scorre davanti a te 
e tu trascuri
ogni fiocco di neve è un cristallo
che riga lo spazio davanti a te
e tu dimentichi



ovunque attorno
la neve nella notte è abbondante
la neve nella notte è abbondante
come cavalloni in un mare
miracolosamente immobile
sui cigli e sui balconi
deformano i contorni in grande
come il gonfiore dentro al cuore
tumefatto ed immobile
di quando io ti aspetto
ma non so fino a quando

e pur essendo la neve 
soffice come il possibile
e pure essendo la neve
soffice come il possibile
la temperatura è fredda come la pietra
piegata e spezzata come la montagna
che a volte affiora
ora si prende tutto
come questa fioritura 
di neve
che per me è attesa
e non so fino a quando

il freddo è rigido e severo
retto e trasparente
vero come la morte
bello come l’eterno

e penso a te e al tuo tepore
e a come tutto quello
che il freddo fissa nel suo specchio
era nato dall’amore

tuo che è caldo
tutto quello
che il freddo fissa nel suo specchio




tu mi costruirai ad anelli nel legno
un abbraccio ogni anno
un abbraccio ogni anno
il nostro segreto che si saprà
quando mi taglieranno

tu mi costruirai ad anelli nel legno





gli alberi puliti d'inverno
ed i cespugli spogli 
che spuntano fitti 
dal tappeto bianco di neve
sulle pieghe dei fianchi della montagna

mi ricordano i peli del tuo pube
su bagliore morbido di pelle
e quel languore lieve che sempre 
a questo pensiero s'accompagna
gli alberi puliti d'inverno
ed i cespugli spogli 
che spuntano fitti 
dal tappeto bianco di neve
sulle pieghe dei fianchi della montagna


nella stagione in cui il sole è basso all’orizzonte
mi investe dalle caviglie alle orecchie
mi scalda dalle cosce alla fronte

splendido e lucente 
alle ciglia mi si impiglia 
e così mi abbaglia 
mi seduce la mente

sei tu il sole dell’inverno 
che io invoco
alcune ore anche poco
già domani 
un grido solo 
che punga il cielo che mi ami

sei tu il sole dell’inverno 
che io invoco
alcune ore anche poco



i tacchi alti in punta di piedi 
lo squilibrio grazioso 
a volte buffo 
per cui le dico vieni 

non fare la scema
cadimi addosso
lo squilibrio è per poco
non tenere la scena

camminare così 
ti irrigidisce le gambe
ti fa male alla schiena
allora togli le scarpe

sei già mia regina
ho visto coi tacchi
come ben si dimena
il tuo corpo

ora fa ch'io lo tocchi 


rincorro il ritaglio di sole d’inverno
che mi entra dalla finestra lo voglio
all’interno sulla faccia sul cuore
o almeno sulla mano e sposto sedia
tavolo tappeto scomodo perfino il divano
non mi basta una media del tuo raggio
ti voglio tutta basta già la nuvola
le ore senza sole basta la notte
a rigovernare al freddo al grigio il desiderio
quando è acceso lo voglio appeso posato
ai miei pensieri alle costole a quel che faccio

il ritaglio di sole d’inverno
che mi entra dalla finestra lo voglio

sulla mano e sposto sedia
tavolo tappeto scomodo perfino il divano

ti voglio tutta basta già la nuvola
le ore senza sole basta la notte

Primo Levi – Se questo è un uomo:
citazione col sole
il cespuglio di nocciolo rigoglioso 
ora spoglio in mezzo al prato 
col bordo esterno come un fiore aperto 
col petalo piegato in un inchino al suolo 
saldato ghiacciato al tappeto di neve tutt'attorno
prigioniero del suo desiderio di neve bianca
come anticipata fioritura nella sua eleganza 
nella morbidezza della miracolosa curva
per cui non ha neanche un ramo spezzato
mi sembra immagine del mio rischiare
sempre il desiderio e a te un buon augurio
buon esempio del precario 
nostro equilibrio
il cespuglio di nocciolo rigoglioso 
ora spoglio in mezzo al prato 
col bordo esterno come un fiore aperto 
col petalo piegato in un inchino al suolo 
saldato ghiacciato al tappeto di neve tutt'attorno
prigioniero del suo desiderio di neve bianca


in questo immenso universo di neve
dove solo un turbinio trasversale
distingue il cielo dal prato
e alberi ricamati di silenzio
accompagnano il mio passo felpato

il tuo musetto vivo
dietro un velo di fiato
è apparizione che mi salva
dalla paura della parentesi bianca

e i fiocchi non sono più distacco e distanza
ma cornice, sul fondale di fiato, 
al musetto tuo vivo
con la speranza di un bacio

in questo immenso universo di neve
dove solo un turbinio trasversale
distingue il cielo dal prato
e alberi ricamati di silenzio
accompagnano il mio passo felpato

prima spicchio poi quadrangolo sghimbescio 
o si chiama losanga questa maniera stramba
che ha il sole di agganciare la mia finestra 
poi prendersela progressivamente di più
forse maldestra è la sua maniera di entrare 
come vorrei venissi a prendermi anche tu
a baciare il muro di un bagliore bianco sfacciato 
ed il momento non sarebbe mai sbagliato
tra l'altro io saprei come l'ora si sposta d'inverno
ne m'importerebbe la geometria delle forme
dell' apparire del tuo caldo spavaldo bagliore 
basterebbe tu continuassi a venire amore 


prima spicchio poi quadrangolo sghimbescio 
o si chiama losanga questa maniera stramba
che ha il sole di agganciare la mia finestra 
poi prendersela progressivamente di più
forse maldestra è la sua maniera di entrare 
come vorrei venissi a prendermi anche tu
a baciare il muro di un bagliore bianco sfacciato 
ed il momento non sarebbe mai sbagliato
tra l'altro io saprei come l'ora si sposta d'inverno
ne m'importerebbe la geometria delle forme
dell' apparire del tuo caldo spavaldo bagliore 
basterebbe tu continuassi a venire amore 
si abbassa la temperatura
e penso ai fondamentali
per gli uomini e gli animali

il cibo il pelo la tana
e quanto ce l'ha dura
chi non ha motivo

per cui il sangue giri
chi non ha cura
né ama

si abbassa la temperatura
e penso a quanto ce l'ha dura
chi non ha cura
né ama



c’è una valle nell’Himalaya
accessibile alle capre per passi altissimi
o solo dalla gola gelata dell’inverno
lungo il fiume che la scorre tra le roccie
sotto mentre sopra 
dietro a chi gli tasta il ghiaccio 
e ne scruta lo spessore,
corre l’unico commercio

e anche Paolo il pellegrino viene e chiede
nel silenzio sotterraneo delle acque
se il bambino visto l’anno precedente 
con la goccia sempre al naso sia ancor vivo 
o se il dente della polmonite leopardo di montagna
abbia divorato come dinamite la sua infanzia...

negli occhi fieri dello yak e tra i suoi peli
parla il vento: camminano più leggeri 
nella valle vicina al cielo chiusa dal gelo
e i colori sono sgargianti con l’estate breve
poi la neve 
e il viaggio interiore 
nella notte all’equatore

e sulle montagne più alte della terra
nel sorriso loro profondo 
l’illuminazione è la caravella



anche il mio amore per te
è un raggio di sole
nessuno lo contiene
prima o dopo viene 
un raggio di sole
nessuno lo contiene
prima o dopo viene 



dal lato sud il sole basso 
dalle spalle ti salta addosso 
ti tende un agguato 

ti getta a nord in ombre lunghe
il viso disteso a considerar la fine

ma ti scalda la nuca e chiama
che ti volti di scatto 
ti lasci abbagliare

il riscatto è il suo splendore
in un momento d’amore

ma ti scalda la nuca e chiama
che ti volti di scatto 
ti lasci abbagliare



la foglia della rosa di natale verde 
a forma di impronta di lepre 
che si perde sulla neve

spunta dal tappeto irrequieto 
di foglie di faggi ormai spogli
prima del bianco mantello

ne scavo i germogli con le dita
ma non è ancora fiorita 
è proprio come il tuo amore

timoroso ne controllo la gemma
e anche il mio cuore è una molla
sotto la coltre di neve che verrà 

non si sa fino a quando
ma al primo disgelo la corolla 
bucherà la mia attesa 

si aprirà all’azzurro del cielo
e il mio amore mi amerà
chi lo sa

timoroso ne controllo la gemma
e anche il mio cuore è una molla
sotto la coltre di neve che verrà






non ci sono parole per dire 
di quel balzo
per cui mi trovo a camminare 
scalzo
sul tuo cuore

e per non pesarci
per non ritardarne i palpiti
non impedirti la vita
intralciarti la corsa

vorrei essere lepre su neve
per corrervi lieve
ma, goffa, ha lasciato 
chiarissime tracce

e non sa come tornare
né più dove andare
né se 
può restare





aspetto quelle poche ore di sole ogni giorno l'inverno 
con quell'attesa con cui i cristiani aspettano Cristo 
nascere dal loro interno e anch'io così mi calo 
finché è buio o grigio o vitreo o rigido o immobile
dentro il cuore e vi riemergo con lo splendore 
con cui pensavo a te oggi nel primo verso
e in ogni giorno di inverno nelle poche ore di sole

Primo Levi – Se questo è un uomo
citazione col lager


Canto il passare del soldato dalla
porta d'Israele all'Occupazione
quando, sfondata la casa, grida Allah

la vittima, e ritorna l'esplosione
indietro dentro la coscienza dalla
canna del fucile alla negazione

propria: d'aver pianto su di sé Abele,
d'essere alla sbarra ora Caino,
insanguinato aguzzino vile

Su un monte di memoria ora cammino
col soldato israeliano che sparava,
ora non più, sul Grappa, a capo chino

e mostro a lui dove là crepitava
la mitragliatrice d'Austria a alzo zero,
come su pendio raso al suolo lava,

corpi italiani carne come nero
carbone dato ai forni della guerra
Nel sangue più non vedo ciò che è vero!

(corpi d’Israele dati come nero 
fumo d’olocausto nell’Eurupa
Palestina polvere ai piedi al vento
prima ancora d’essere pensata)

Gridava: basta strage! State a terra!
il soldato austriaco israeliano:
vittoria è morte! Non è mia la guerra!

Voglio il verde dell'erba all'italiano,
negli occhi del nemico appena ucciso
ho visto me con tutto il mondo in mano

(voglio il verde dell’arabo assieme all’ebreo)

Pagherò quel che pagherò ho deciso
la mia strada stretta alla felicità
abbracciato agli altri è il mio paradiso

l'unico mio balzo per l'eternità



piccolo insegnamento d'inverno 

sono la tua legna nella stufa ad ole 
che si consuma lenta ed efficace 
se così piace a Dio e lui vuole

nel tentativo vano ma così umano
di conservar la fiamma
di trascinare l'attimo all'eterno

nel tentativo vano ma così umano
di conservar la fiamma
di trascinare l'attimo all'eterno


è venuto il sole con la mano 
a scioglierti il ghiacciaio
in lago tiepido tra le gambe 
con una carezza lunghissima
al mare nostro
dove ci amiamo
è venuto il sole con la mano 
a scioglierti il ghiacciaio
con lunghissima carezza



la patina di ghiaccio sul parabrezza
diventa da sotto splendente 
tessuto di brillanti
alla carezza del sole

come è accaduto ogni volta
dal tuo silenzio mi è venuto 
accenno sguardo dalla tua assenza 
o ti sei tolta i guanti per toccarmi

la patina di ghiaccio sul parabrezza
diventa da sotto splendente 
tessuto di brillanti
alla carezza del sole


se tu non riesci 
a capire il mio cuore
è quel blocco di ghiaccio
trascinato a sud dalla corrente
che si scioglie in silenzio
in mezzo al mare
nessuno ne sa niente

acqua per i pesci
solo i gabbiani di passaggio 
sanno del vascello venuto
dal gelo dal cielo

tu l'hai chiamato
deviato
sciolto e dissolto

tu l'hai chiamato
deviato
sciolto e dissolto